4.10.14

La Verità. Nuda e Cruda.

C'è troppa fragilità in giro. E aspetta solo che qualcuno l'accolga. Alcune persone sono come spugne, o specchi. Calamite per il dolore altrui. Talvolta ci si trova nel ruolo della spugna, talvolta in quello del liquido che vuole essere assorbito.

Nell'aprirsi all'Altro tante sono le dinamiche che entrano in gioco. Ciascuno è portatore di un vissuto che agisce in nome e per conto di chi lo contiene. Diventa allora imprescindibile porre le giuste barriere.
Ma come, senza ricadere nella trappola della fuga dal mondo? Si può "stare" senza farsi fagocitare o, viceversa, senza scappare? Me lo chiedo, oggi, che infinite scaglie di fragilità altrui mi hanno raggiunto da ogni lato, nel mio tentativo di darmi nuove opportunità di espansione nel mondo reale. La mia spirale ha cambiato direzione, ma in questo espandersi ha incontrato "troppo" e tutto insieme.

Ci dev'essere qualcosa in me (anzi, lo so per certo) che richiama questo tipo di interazione, che spinge le persone ad affidarmi carichi emotivi e personali molto profondi. Intendiamoci, mi sento onorata e privilegiata per questo. E lo desidero, anche. E' che diventa un problema quando una parte di me spalanca oltremodo le porte e lascia entrare molto più di quanto mi sia umanamente possibile gestire. E' come se incoraggiassi, in alcuni, una richiesta esagerata a cui devo poi costringermi a porre un limite. Ho imparato a farlo oggi molto più che in passato, ma evidentemente ci sono persone con cui ancora emerge questo mio tallone d'Achille. E fa male.

Obiettivi imprescindibili per il mio prossimo futuro: imparare a dosarmi in maniera più salutare per me e improntare le relazioni umane su un piano che non sia necessariamente quello della "salvatrice" o, viceversa, anche perché non c'è proprio nessuno da salvare. Ci si può stare accanto, per quanto possibile, ma ciascuno è in fondo responsabile ultimo della propria salvezza. E questo, ovviamente vale anche per me.

YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack:Take It Or Leave It - Madness

22.9.14

Colonne Sonore

Questa la vorrei suonata al mio funerale. Sappiatelo.
(il più tardi possibile, però... ché ho ancora un sacco di cose da fare!)

YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Condemnation - Depeche Mode

15.9.14

Lande

Ci sono lande desolate in cui è pericoloso indugiare. Abbiamo lasciato indietro i colori e le loro infinite combinazioni. Una parte di noi, dichiaratasi stanca o non in grado di affrontare una nuova giornata, si è lasciata irretire dalla tela di ragno e non riesce a voltarsi verso la luce. Se la permanenza nel mondo-di-sotto si protrae troppo a lungo, il rischio è, poi, di non riuscire più a tornare in superficie.
Ecco, allora, tornare a farci visita quel "Ti amo" sospeso, rimasto in punta di labbra, quell'inutile "Non innamorarti mai di me, anche se sto facendo di tutto perché accada".

Ci resta uno specchio. Ma non siamo noi a guardare il nostro riflesso, è esattamente il contrario. L'immagine ci implora, con lo sguardo. Vuole che l'aiutiamo a uscire. Il nostro corpo, quello vero, non riesce a fare un passo. Occhi negli occhi con il fantasma (o la nostra vera essenza?) intrappolata al di là del vetro, l'incantesimo non è ancora spezzato.

Galeoni di sogni, aspettano una mano che li spinga in mare...


YUKI, AKA PRISMA

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Soundtrack: Sprout and The Bean - Joanna Newsom

11.8.14

Un Problema di Processo

Il problema è quando il "vorrei" si trasforma in un "devo", il "devo" diventa un "non posso" e il "non posso" diventa "non voglio".


YUKI, AKA PRISMA
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Soundtrack: Fade To Black - Metallica
 

19.7.14

Lo Que Cuentas

Molto di ciò che ci accade nella vita dipende dalla storia che ci raccontiamo, dal racconto di noi stessi che alberga nel nostro tessuto emozionale, in parte inscritto nel DNA, in parte influenzato dalle trame più o meno misteriose degli accadimenti esterni.

Sopportare o sublimare. Soccombere o capitalizzare.

Il viaggio dell'eroe non è solo un espediente narrativo. E' il cammino dell'Anima, che cerca la sua dimensione. Raccontare un nuovo inizio è riprendere in mano il timone della propria esistenza. Non è raccontarsi un sacco di frottole per imbellettare ad arte qualcosa che non è come vogliamo. E' concentrarsi, come l'arciere prima di scoccare la freccia, per convogliare nella maniera più proficua la nostra energia vibrazionale e allinearla con l'intenzione.

E' durante la costruzione dell'intenzione che il silenzio deve diventare chiarezza. Purificazione da qualsiasi pensiero o energia sabotante, fuorviante, potenzialmente tossica per la nostra mente. E' in quel momento che possiamo davvero misurare la nostra tempra e affinarla. Affilarla, se necessario, fin quando non saremo davvero consapevoli che lo sbaglio non è la fine, ma il necessario turning point che ci è dato per evolverci e superare i nostri limiti.



YUKI, AKA PRISMA
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Soundtrack: The Great Reward - Unitopia

 

2.4.14

Memoria Inaffidabile... O Creativa?


Appena iniziano i titoli di coda di Lei e sullo schermo appare il nome del regista e sceneggiatore, la mia mente fa un'associazione immediata: Se Mi Lasci Ti Cancello, orrida traduzione del molto più intrigante titolo originale Eternal Sunshine Of A Spotless Mind. Il mio cervello parte in quarta, i collegamenti tra i due film sono per lui chiarissimi! In quel momento, prima di attivare il buon wikipedia, sono ancora convinta che l'autore dei due film sia lo stesso. E, tutto sommato, a parte l'errore macroscopico che farà inorridire gli appassionati della settima arte, la mia memoria ha effettuato un'associazione che tanto stramba in fondo non è. Vado subito a spiegarmi.

Cancellate per un attimo le vostre conoscenze enciclopediche e i dati di fatto e attivate la vostra sospensione dell'incredulità, fingendo che l'autore sia il medesimo. In entrambi i film il tema portante è la fine di una relazione e, in entrambi i film, la tecnologia è un mezzo per contrastare il vuoto e il dolore per qualcosa che ormai appartiene al passato e che si ha difficoltà a lasciar andare. Nel primo film, di esattamente dieci anni fa, l'espediente tecnologico, volutamente richiesto dai protagonisti, ha la funzione di cancellare completamente dalla loro memoria tutti i ricordi associati alla persona amata. Per far fronte a una sofferenza si tenta di eliminare un intero periodo della propria vita dalla mente, e si rischia di perderne anche il buono, l'esperienza. Nel secondo film, invece, la nuova tecnologia, incontrata per caso e altrettanto casualmente provata per pura curiosità e senza sapere cosa aspettarsene, finisce per aiutare il protagonista a superare un momento doloroso, non senza difficoltà e complicazioni aggiuntive. [Chi non avesse ancora visto il film, eviti di leggere oltre, per non rovinarsi la visione]

Qual è la differenza, allora, questa volta? Il sistema operativo rivoluzionario OS1 - dal quale, a pensarci, non siamo poi così lontani -, o meglio, Samantha, è talmente evoluto e capace di rispondere agli stimoli esterni cambiando di conseguenza, da finire per aiutare il protagonista a compiere quel salto che, nel film del 2004, non era stato possibile (lì la scelta era stata riprovarci, darsi nuovamente la possibilità di vivere momenti felici con il rischio di soffrire ancora, ma pur sempre riattualizzando un passato). In Lei c'è invece un passare dalla rabbia e dalla nostalgia per un amore finito e dalle sabbie mobili di sensi di colpa e recriminazioni, a un Amore più puro, altissimo, che va oltre lo spazio e il tempo e non finisce assecondando i limiti umani perché è finalmente in grado di proiettarsi in uno spazio al di là del reale, quell'"infinito spazio bianco tra le parole di un libro scritto insieme", laddove niente è da buttare via, ma va a comporre quel ricco caleidoscopio di esperienze che ci rendono ciò che siamo. E qui, secondo me, in una scena finale che chiude perfettamente il cerchio di un'ottima sceneggiatura, è racchiuso tutto il percorso di Theodore ed anche il significato del film.

Una coscienza creata artificialmente, capace di amare e di farsi amare, attraverso la propria evoluzione mostra al suo partner umano da cui si sta separando come farlo andando oltre i limiti della materia ed esplorando gli infiniti spazi di un'entità che più ama più è in grado di espandersi e dare e ricevere amore. In uno scenario in cui milioni di individui appaiono sempre più soli e capaci di interagire molto di più con i propri device che con i propri simili, c'era il rischio di un finale molto pessimistico e negativo, che spesso ricorre nelle storie in cui le intelligenze artificiali varcano i confini delle funzioni per le quali erano state progettate. Sono rimasta piacevolmente colpita, invece, dal messaggio che mi ha lasciato Lei e che sento molto mio in questo periodo della mia vita, grata, anch'io, come Theodore, per ciò che il passato mi ha insegnato e per la capacità che sto sempre di più acquisendo di accogliere come parti di me esperienze e persone che sono apparentemente uscite dalla mia vita e che invece continuano ad esserci in un'altra forma, intangibile.

Ebbene sì, associando le due opere, Lei ed Eternal Sunshine Of A Spotless Mind, allo stesso autore ho preso un bel granchio, non sono molto portata per ricordarmi nomi di film, registi, sceneggiatori e attori, la mia memoria si ricorda molto più facilmente di emozioni, atmosfere, personaggi e trame. Eppure, stavolta, qualcosa di vero c'è, in questo collegamento sinaptico sbilenco. Leggo che per scrivere la sua ultima opera Jonze si è anche ispirato a un lavoro di Charlie Kaufman, proprio lo sceneggiatore di Eternal Sunshine con cui ho colto una continuità pazzesca! Chissà cosa ne penserebbero i due sceneggiatori... Di una cosa sono certa: Jonze deve aver amato molto Eternal Sunshine, ne sono sicura.


YUKI, AKA PRISMA
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Soundtrack: Everybody's Gotta Learn Sometime - Jeff Beck